Tutta la vite davanti: Gianfranco Soldera
Gianfranco Soldera porta la bretelle, ha il naso grosso e un sorriso sornione sotto i baffi, ha lo sguardo di chi ha molte storie da raccontare e 78 anni di ricordi e aneddoti che chiunque ascolterebbe con l’ammirazione che un bambino ha per il nonno.
Ho incontrato Gianfranco Soldera durante una lezione del Master in comunicazione e gestione del vino alla scuola Alma di Colorno. Con lui è intervenuto un altro guru dell’enologia italiana, Mario Fregoni, meglio conosciuto come “Il Fregoni”, il manuale su cui studiano tutti gli studenti di enologia.
Alle nove in punto la lezione inizia. Gianfranco Soldera all’apparenza è un uomo burbero, preciso e che lascia poco spazio alle chiacchiere, ma alla domanda di un mio compagno di master: “Mi scusi, lei come se la cava ai fornelli?”, sorpreso e divertito, ha subito assunto un tono dolce e quasi commosso parlando prima della moglie e poi ancora dei nipoti e del suo lavoro.
Il vino mette d’accordo tutti, tanto che poco dopo i due “buontemponi” che si sono conosciuti a un distributore di benzina ormai molti anni fa, si siedono con noi tra i banchi e tra un bicchiere di Soldera del 2008 a un pranzo preparato dallo chef Cristian Broglia la lezione prosegue tra consigli, storie e risate.
“Arrivai nelle Langhe nei primi anni Sessanta e solo successivamente a Montalcino: il primo giugno del 1972. Mia moglie ed io ci siamo subito innamorati della bellezza delle campagne di Montalcino e devo ammettere che non mi sono ancora abituato a tutta questa bellezza”.
Gianfranco Soldera andò alla ricerca delle case di campagna e del posto giusto: non gli interessava un’azienda enorme, voleva solo la terra. Una volta individuata, nel giro di due mesi riuscì a capire che quella era la zona giusta per fare il vino che voleva. Da buon milanese, ad agosto aveva già fatto lo scasso per due ettari di vigna, a novembre li aveva impiantati.
“Dopo tre anni ho fatto la prima vendemmia e nel 1975 ho avuto la conferma che quel vino era quello che volevo io. Non avevo sbagliato a scegliere Case Basse”.
I vini a Indicazione Geografica Tipica di Soldera sono effettivamente figli della terra da lui scelta e coltivata, e ogni figlio è cresciuto con una storia a sé stante, perché ogni bottiglia deve essere diversa. Il vino per Soldera deve essere rosso e può essere abbinato a qualsiasi piatto, purché preparato con semplicità.
La collaborazione con il professor Mario Fregoni è segnata dalla profonda stima e amicizia che li lega da tempo, anni in cui le tradizioni e i vini sono rimasti gli stessi di sempre. Dall’inizio, infatti, la vinificazione avviene senza controllo di temperatura e senza uso di lieviti selezionati.
“Non mi interessava fare un vino qualsiasi, mi sarebbe costato molto di meno comprare grandi vini. Io volevo fare un grandissimo vino, esattamente come quelli che ero abituato a bere, era questa la vera sfida e il divertimento”.
E pare che Gianfranco Soldera si diverta ancora molto a fare il suo vino, con l’entusiasmo di un ragazzino e l’esperienza di un maestro di vita, e di vite.
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